la Calcolatrice Elettronica Pisana, CEP
Nella storia dell’Informatica si parla sempre delle solite ditte, dei soliti personaggi … a me piace invece ricordare anche altre, e poco conosciute, realtà. Non tutti sanno del primo grande calcolatore digitale progettato e costruito in Italia: la Calcolatrice Elettronica Pisana, CEP.
Il valore storico di questa macchina è enorme perché ha permesso al nostro paese, all’indomani del secondo conflitto mondiale, di risorgere dalle macerie anche sul piano scientifico e tecnologico all’alba del calcolo automatico digitale. Con il contributo di Enrico Fermi e di alcuni giovani ricercatori e studiosi ( tutti avevano meno di trent’anni! ), l’Italia riuscì infatti in un’impresa estremamente ambiziosa che ci permise di disporre allora di uno fra i calcolatori più potenti ed innovativi in Europa.
Nel 1954, mentre in Italia iniziavano le trasmissioni televisive in Toscana accadeva qualcosa di speciale: le province di Pisa, Livorno e Lucca investirono 150 milioni di lire(!) per dotare l’Università di Pisa di un apparecchio scientifico di valore, con l’obiettivo di aumentare la sua reputazione internazionale. Sorprendentemente, il sostegno degli enti locali all’Università era attivo già prima della guerra, contrariamente a quanto accade oggi…sigh!
Inizialmente pensavano di costruire un elettrosincrotrone, ma durante un convegno a Varenna si decise di investire i fondi in un calcolatore elettronico.
Enrico Fermi supportò l’idea con una lettera al rettore dell’Università di Pisa.
In un panorama accademico dove la costruzione delle macchine calcolatrici elettroniche ( ehh sì, il “Personal Computer” era davvero lontano! ) erano considerate un compito per le industrie, Pisa si distingueva per la sua visione innovativa. Mentre il resto d’Italia si rivolgeva all’estero per l’acquisto di calcolatrici, a Pisa si avviava la costruzione del primo calcolatore elettronico italiano.
La CEP subì un ritardo di un anno nella sua realizzazione, impiegando cinque anni anziché i previsti quattro. Fu costruita durante la transizione dai primi transistor, combinando valvole e transistor nella sua elettronica, posizionandosi tra la prima e la seconda generazione di calcolatori. Nonostante ciò, rimaneva una delle calcolatrici più potenti in Europa grazie alla sua programmabilità, memoria e velocità di calcolo di alto livello. Entrò in funzione all’inizio del 1961 e rimase a disposizione di tutti i ricercatori dell’Università di Pisa per ben 7 anni, utilizzata dalle 2.000 alle oltre 4.000 ore l’anno.